Intervista al dr Andrea Gizdulich sull’utilizzo del TMD Relief
In quali situazioni utilizzare il TMD Relief – Minuto 0.03
Come tarare il TMD Relief – Minuto 0.30
Consigli terapeutici per gli operatori sanitari – Minuto 1.50
Istruzioni da dare al paziente – Minuto 2.52
Altre suggerimenti – Minuto 5.21
In quali situazioni utilizza il TMD Relief?
Utilizzo il TMD Relief in tutti i casi di disordine temporo mandibolare con una componente prevalente sulla muscolatura.
Tendo invece ad escluderlo nei casi in cui il danno sia prevalentemente a carico dell’articolazione temporo mandibolare, o anche in una condizione di infiammazione acuta, in quanto la mobilizzazione dell’articolazione, come per ogni altra fisioterapia, può peggiorare l’infiammazione stessa.
Come dev’essere tarato il TMD Relief per una taratura ottimale?
Il TMD Relief ha delle parti mobili che devono essere regolate per adattarsi al paziente.
Ci sono due slitte che possono scorrere su piani inclinati, le quali permettono non solo la regolazione dell’ampiezza dei terminali intraorali, ma anche una regolazione per far scorrere le lame: questo ci permette di cambiare il braccio di leva con cui viene fatto l’esercizio e di conseguenza di cambiare anche l’intensità di carico che arriva ai terminali intraorali.
Il movimento e il fissaggio di queste due parti permettono l’adattamento dello strumento in base alle esigenze del paziente, in modo tale che l’esercizio sia adeguato alle capacità contrattili della persona e a quella di apertura, che deve essere confortevole. Lo strumento non è nato per disarticolare la bocca di una persona, ma per far fare un esercizio di massaggio muscolare su gruppi muscolari interni alla mandibola che sono difficilmente raggiungibili da altri strumenti, anche se costruiti in modo del tutto individuale.
Una volta che lo strumento è stato ben regolato, dobbiamo dare tutte le specifiche e le indicazioni per far fare correttamente l’esercizio.
Che consigli terapeutici può dare ai suoi colleghi?
Prima di tutto, consiglio di tenere un tester a disposizione in studio, magari utilizzando una pellicola da mettere sui terminali intraorali; questa ovviamente renderà un po’ più grezzo l’esercizio, ma permetterà anche di interscambiare lo strumento, in modo tale da far provare al paziente l’esecuzione dell’esercizio e dargli tutte le indicazioni per svolgerlo correttamente.
Per esperienza mi sono accorto che molte persone, anche per eccesso di confidenza o al contrario per diffidenza nei confronti dello strumento, tendono a eseguire male l’esercizio, il quale se mal eseguito può avere degli effetti controproducenti. Mi è successo al punto che il paziente ritenesse lo strumento inadeguato al suo caso, quando invece era solo un problema di apprendimento, un fatto di dover imparare bene. La curva di apprendimento per utilizzarlo non è così semplice quindi come può apparire a primo avviso.
Che istruzioni per l’esercizio dà al paziente?
Il paziente deve essere informato che lo strumento non serve per sforzare, ma per massaggiare la muscolatura; il paziente deve quindi collaborare per questo tipo di massaggio.
Come dicevo, TMD Relief lavora nella riapertura della bocca e cerca di renderla sostanzialmente passiva, in modo tale che ci sia, come in tutte le contrazioni isotoniche, il movimento senza carico funzionale. La muscolatura interna della mandibola è una muscolatura molto complessa nella regolazione neuromuscolare, e lo strumento dovrebbe generare un inverter sull’attività propriocettiva. Se in condizioni naturali, quindi, il muscolo sarebbe obbligato a lavorare, durante l’apertura passiva generata dal TMD Relief questo rimane rilassato; è chiaro che il paziente deve sforzarsi per mantenerlo tale. Il paziente è quindi invitato a chiudere, anche velocemente, per portare i terminali a contatto, ma senza morderli, perché non c’è nessun bisogno di generare carico; raggiunto il contatto tra i terminali, la mandibola deve essere rilasciata facendo in modo che sia il TMD Relief a far riaprire la bocca fino ad apertura confortevole.
Ovviamente si può decidere di partire con una regolazione soffice, perché il paziente è teso e dolorante o perché vogliamo far aumentare la sua confidenza con l’esercizio; più è soffice la regolazione meno importante sarà la regolazione di apertura, perché la persona aggiusterà con bassissimo sforzo anche eventuali errori nella regolazione dell’apertura; al contrario, se lo strumento è tarato ad alta intensità, diventa molto importante che lo strumento non generi un’apertura eccessiva che può ovviamente generare dolore.
Il paziente deve quindi utilizzare lo strumento, magari all’inizio facendo gli esercizi davanti allo specchio, facendo dei movimenti veloci, precisi e che insegnino a rilasciare la mandibola di salita e discesa, in modo abbastanza ritmico.
I tempi di utilizzo sono anche brevi: sono sufficienti già due minuti per sentire l’effetto dell’esercizio. Personalmente, in genere non faccio superare i tre minuti di esercizio perché a lungo andare si genererebbe fatica muscolare, che non vogliamo. È gradito invece un numero più alto di ripetizioni, che possono avvenire anche tre o cinque volte durante il giorno.
C’è qualcos’altro che vorrebbe consigliare ai suoi colleghi?
Sì: innanzitutto quello di insegnare prima ai pazienti l’esercizio, in modo tale da poter verificare che lo strumento sia adeguato al paziente e non ci siano delle reazioni avverse. Ovviamente consiglio anche di stare attenti e di escludere quei casi in cui ci fosse un problema di mobilità di protesi o altro, perché l’appoggio sui denti è fondamentale e ci deve essere stabilità.
Consiglio poi di utilizzarlo in tutti quei casi in cui ci sono eventualmente trattamenti odontoiatrici in corso che non possono essere differiti, perché questo aiuta nella velocità di intervento; in questo modo possiamo, senza sospendere le terapie, dare un vantaggio immediato al paziente.
Di fatto, quella con il TMD Relief non è una terapia alternativa a nessuna di quelle che noi facciamo abitualmente in studio; la terapia TMD Relief può rappresentare un’integrazione con la forza che, se il paziente collabora, può essere mantenuta nella sua quotidianità, anche per lungo periodo. Ovviamente per sospendere poi l’esercizio quando avesse trovato il risultato ottimale e riprenderlo in caso di necessità successive.